LA SCOMPARSA DI MARIO PEDINI A Roma l'8 Luglio 2003, è spirato Mario Pedini |
BRESCIAOGGI
del 9 luglio 2003 Convinto europeista, si adoperò per risollevare le sorti del Terzo
Mondo Il capolavoro: la liberazione degli ostaggi in Biafra Quella volta in tv da Costanzo suonò Beethoven al pianoforte Amante della politica, ma anche appassionato di musica e musicista egli stesso. Le
qualità musicali di Mario Pedini ebbero uneco a livello nazionale quando
lallora ministro della Pubblica istruzione si esibì al pianoforte, suonando il
primo tempo dell«Appassionata» di Beethoven, nel corso della trasmissione
televisiva «Acquario» di Maurizio Costanzo. Dellimpegno di Pedini per le sorti
della musica in Italia ha scritto Antonio Barbon nel saggio «Mario Pedini: un ministro
che ha amato il pianoforte», edito da «In Fonte» di Iseo, la piccola casa editrice di
Giovanni Volpi. Corsini: «La sua eredità non va dissipata» Martinazzoli: «Sono triste e sorpreso». Rosa: «Addio a un uomo di cultura» Mino Martinazzoli ricorda il primo incontro con Pedini a
Orzinuovi, allorchè il futuro Guardasigilli nel 53 aprì una sezione della Dc e
invitò proprio Mario Pedini a discutere del sogno europeo, un tema al quale lo scomparso
senatore legò tutta la propria vicenda politica. E anche il periodo ultimo, dopo il
ritiro dalla militanza, è stato segnato dal forte interesse per questa questione, «tanto
che aveva continuato ad andare a Roma un paio di volte alla settimana, ancora attivo su
questi temi». Già, attivo e lucido: Martinazzoli lo aveva trovato così anche un mese
fa, nellultimo incontro a Montichiari, in occasione di un dibattito pubblico «in
cui lui aveva ripercorso il periodo di ministro della Pubblica istruzione e della Ricerca
scientifica e io riflettuto su alcuni passaggi dei suoi diari, in particolare quelli sui
rapporti con Moro». Per questo «la notizia mi lascia oltre che triste, sorpreso».
Insieme al contrasto politico «sempre composto con grande umanità», Martinazzoli
rammenta la frequentazione romana «che si prolungava sui treni della notte che ci
riportavano a Brescia via Verona». |
BRESCIAOGGI
del 10 luglio 2003 Stasera arriva da Roma la salma del
senatore. I funerali sabato alle 10 partendo dallabitazione Niente camera ardente in municipio. E cè chi dissente Non verrà utilizzata la sala consiliare del municipio, come
molti speravano a Montichiari, quale camera ardente per dare lestremo saluto al
senatore Mario Pedini. |
Giornale
di Brescia del 10 luglio 2003 Dopo la benedizione a Roma, stasera, alle 19, la veglia funebre nellabitazione di via Cavallotti, domani, alle 10, i funerali in Duomo
Sono fissati per sabato nella sua Montichiari i funerali del senatore Mario Pedini, deceduto martedì a Roma per un malore improvviso. Nella capitale - dove abita la figlia e dove aveva mantenuto attivo un ufficio - il senatore si era recato per festeggiare con i familiari la laurea della nipote. Una prima cerimonia religiosa voluta dalla famiglia si terrà stamattina a Roma, quando alle 10 nelle chiesa di Santa Chiara (in piazza dei Giochi Delfici) la salma sarà benedetta dal cardinale Giovanni Battista Re. Allappuntamento ha tenuto ad assicurare la propria presenza anche il senatore Andreotti. Poi il feretro sarà portato a Montichiari, nellabitazione di via Cavallotti 76. La veglia funebre è prevista per le 19 di domani. I funerali invece saranno celebrati sabato mattina alle 10 nel Duomo monteclarense. Intanto giungono in redazione le testimonianze di stima e di cordoglio delle istituzioni politiche. «Mario Pedini ha attraversato la storia bresciana del secondo Novecento da protagonista, con tenacia e allo stesso tempo umiltà, virtù mai dissimulate: un carattere nel quale è possibile rintracciare pure una brescianità autentica, intensamente vissuta, mai esibita». Il sindaco di Brescia Paolo Corsini, con unarticolata riflessione che riprendiamo in parte, ricorda il sen. Mario Pedini. «Chi ha frequentato negli anni Mario Pedini, chi lo ha avuto vicino nellamicizia o nellattività pubblica, ricorda di lui due doti preminenti, che emergono nitide nella sua lunga esistenza: il forte senso di servizio inteso come fatica e impegno da assolvere quotidianamente unito, allo stesso tempo, al forte senso di responsabilità che doveva improntare lagire e loperare. Due peculiarità che si sono incontrate con un altro tratto caratteristico del suo temperamento, candido e mite, ma al contempo tenace e intransigente: la curiosità intellettuale, intesa come spontaneo riflesso dellanima, come espressione di uno spirito aperto e tollerante. In ogni sua azione. Una curiosità intellettuale che si è tradotta in unattesa mai sopita per le vicende della vita, per le trasformazioni - anche le più tumultuose - della società, in una passione divorante per i libri, la musica, il sapere nelle sue molteplici forme e prospettive. Oltre le liturgie e le ortodossie. Di Mario Pedini rammenterò sempre la capacità di declinare le istanze e le aspettative sociali in pragmatismo progettuale: un "abito mentale" che gli derivava da una concezione non astratta, non integralista della proposta politica, piuttosto affidata alla laicità delle scelte, al rigore quasi calvinista, alla coerenza tra idea e azione, nel segno della disponibilità e dellapertura al confronto anche con culture diverse dalla propria. Un uomo motivato da una reale volontà di capire, di cogliere le ragioni dellaltro. Un impegno civile a tutto tondo, dunque, immune dalla ricerca affannosa di onori, con unattitudine a stupirsi ancora, giorno dopo giorno: il lascito più vero del mio e nostro amico Mario Pedini». Dal ricordo di Alberto Cavalli, presidente dellAmministrazione provinciale, riprendiamo la parte conclusiva: «Conservo molti ricordi che mi legano al senatore Pedini. I più recenti di carattere pubblico, con i suoi interventi appassionati alla recente commemorazione del senatore Ariosto, alla biblioteca di Casto, dove la sua lucidità e la sua argutezza parlando di politica hanno toccato profondamente lanimo dei convenuti. Come a Passirano, dove le sue parole sono state dedicate ad un giovane amico prematuramente scomparso. E nella sua casa, in mezzo ai libri che amava donare e che costituiranno per me un ricordo prezioso della sua vita e della sua amicizia. Non si può non sottolineare che per la sua Montichiari ha fatto molto e la crescita della sua città continua a trovare impulso dalla sua lungimiranza. Pur concentrato sui problemi della politica internazionale e della promozione dei popoli più poveri, è sempre stato attento alle questioni locali e non di rado mi ha dato suggerimenti per risolvere i principali problemi del territorio bresciano. Proprio nei giorni che hanno preceduto la sua improvvisa scomparsa, stava programmando un incontro da tenersi in un angolo della montagna bresciana per continuare a tessere il filo del suo rapporto con la comunità. Il senatore Pedini si ricorderà, dunque, come uomo delle istituzioni a livello nazionale ed internazionale e come uno degli esponenti più autentici della migliore tradizione democratica cristiana. Un figlio di cui Brescia può ben dirsi orgogliosa, onorandone la memoria». La segreteria provinciale dellUdc sottolinea tra laltro che «quasi non esiste settore della vita pubblica italiana ed internazionale che non abbia visto limpegno attento e costante di Mario Pedini, che non sia stato penetrato dalla sua intelligenza critica, che non sia stato governato dalla sua saggezza e dal suo equilibrio. I suoi articoli, gli interventi ai dibattiti, le sue testimonianze hanno confortato il nostro cammino, umano e politico fino allultimo giorno della sua presenza terrena». Lon. Aventino Frau, ricordando di averlo avuto quale giovanile guida ai problemi della cooperazione per il Terzo mondo e della politica estera, ne rammenta la capacità di aggregare e formare persone capaci di collaborare per affrontare quelle delicate questioni.
Quei prigionieri italiani salvati Nigeria, 12 maggio 1969: ribelli biafrani occupano una zona ad occidente del fiume Niger, dove operano 25 italiani, tre tedeschi e due libanesi in ricerche petrolifere per conto dellAgip Nigeria. La notizia rimbalza in Italia e subito si pensa al peggio. I tecnici italiani stavano smobilitando per raggiungere la capitale, Lagos, quando sono stati sorpresi dai guerriglieri. Le prime ricerche di quelli che sono considerati dispersi vengono affidate ad un missionario irlandese, padre Anthony Byrne. Il 26 maggio la tragica notizia: undici tecnici sono stati uccisi dai biafrani. Lon. Mario Pedini, sottosegretario agli Esteri, parte immediatamente per Abijan e prende contatti col presidente della Costa dAvorio. Inizia così la lunga, faticosa trattativa del parlamentare bresciano per far luce sui tragici avvenimenti e portare in patria i superstiti. Pedini trova conferma solo di 18 italiani prigionieri, di cui due leggermente feriti e poi undici dispersi, tre stranieri. Incontri febbrili, anche col presidente dellEni, Eugenio Cefis, per coordinare lazione di recupero e seguire la mediazione del presidente della Costa dAvorio, Boigny. Pedini, il 29 maggio, invia un messaggio al capo dei guerriglieri biafrani, generale Ojukwu con la richiesta ufficiale del nostro Governo di rilasciare i 14 tecnici italiani prigionieri. Il 2 giugno la notizia che dieci italiani, dopo un processo sommario, sono stati condannati a morte, uccisi e gettati in una fossa comune con un giordano e due nigeriani, nello stesso campo di Kwale. Tra questi, Giovanni Giuliano, di 46 anni, che abitava a Brescia. La nazione è in lutto. Il presidente Saragat e il presidente del Consiglio Rumor stigmatizzano duramente laccaduto. Intanto lon. Pedini moltiplica gli sforzi per salvare i superstiti e va a Libreville, nel Gabon per tentare il negoziato direttamente con le autorità biafrane. La tenacia del nostro parlamentare sembra avere successo il 4 giugno, quando il Governo biafrano annuncia di avere deciso «un atto di clemenza» per il quale i prigionieri italiani «saranno rilasciati il più presto possibile». Il 6 giugno i giornali titolano: «La delicata missione di Governo che il sottosegretario Pedini ha condotto con successo». Finalmente l8 giugno, dopo ventinove giorni drammatici, i 18 superstiti del Biafra (solo ora la cifra è esatta) tornano alle loro famiglie, dopo essere stati accolti da Saragat e dal Papa, Paolo VI che consola con: «Quelli che mancano ci sono presenti nella valutazione del loro sacrificio». Pedini riconosce lapporto della Costa dAvorio, del Gabon e della Francia nella difficile mediazione. Ai familiari in lacrime, il sottosegretario, con un accenno commosso può dire: «Ve li ho portati». Lazione diplomatica gli ha dato grande notorietà, soprattutto nei Paesi africani. Non aveva certo risparmiato sforzi ed intelligenza. Come sempre nella sua lunga, intensa vita. Egidio Bonomi |
BRESCIAOGGI
del 11 luglio 2003 Questa sera alle 19 la veglia funebre,
domattina alle 10 ci sarà il funerale. Anche Casini, Urbani e Formigoni scrivono alla
famiglia Commosso messaggio del presidente Ciampi: «Lascia un vuoto nella vita politica ed istituzionale» Questa sera alle 19 la veglia funebre. Domattina alle 10 il
funerale. Messaggi da Ciampi, Casini ed Urbani. Lutto cittadino a Montichiari. Ieri è
stata la giornata d'inizio del lutto cittadino, proclamato dall'Amministrazione comunale
di Montichiari, per commemorare il senatore Mario Pedini, morto improvvisamente a Roma
martedì pomeriggio. Nell'annuncio pubblico che è stato affisso in ogni angolo del paese
il governo locale «partecipa al dolore dei familiari e dell'intera comunità per
l'improvvisa scomparsa dell'illustre concittadino» e lo ricorda come uomo straordinario
che «attraverso l'appassionata attività civile e politica a livello nazionale ed
internazionale e l'inesauribile ed autentico impegno per la cultura e l'arte, ha onorato
il nome della nostra città». Francesco Di Chiara |
BRESCIAOGGI
del 12 luglio 2003 Il vescovo Olmi reciterà lomelia A Montichiari laddio al senatore
Mario Pedini Sarà il Vescovo Mario Olmi, ex abate di Montichiari e
profondo conoscitore di Mario Pedini, a condurre questa mattina alle ore 10 i funerali e
l'omelia per il senatore. Il corteo partirà da casa Pedini in via Cavallotti 76, che
dista poche decine di metri dal Duomo, per riempire la parrocchiale e proseguire poi verso
il cimitero monteclarense dove la tomba di famiglia accoglierà le spoglie dell'ex
ministro tanto caro a tutta la cittadina di Montichiari. Ieri sera invece la veglia in
casa Pedini è stata condotta dall'Abate di Montichiari, Franco Bertoni, davanti ad una
folla commossa di amici e conoscenti. «Mi inviava sempre i suoi articoli - ha commentato
il prelato - ed ultimamente mi aveva fatto capire con serenità che era pronto per la
morte tanto che a Natale andò a fare gli esercizi spirituali in un monastero». Questo
aspetto di una fede profondamente vissuta ha sempre attraversato tutta la vita di Mario
Pedini, tanto che i suoi più stretti familiari (i figli Enrico con Fulvia, Maria Teresa
con Fabio, i nipoti Chiara, Mario, Francesca, Giovanna e Amedeo) lo hanno voluto
immortalare nei loro annunci pubblici come «Uomo di profonda Fede, Umanità e Cultura». Francesco Di Chiara |
I FUNERALI DEL SENATORE PEDINI IL 12 LUGLIO |
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BRESCIAOGGI del 13
luglio 2003 Tanti giovani tra la folla che ha partecipato ai funerali del senatore a Montichiari Pedini, laddìo a un amico Olmi: «Rimarrà in noi il suo esempio di vita» Con il funerale del senatore Mario Pedini si è chiusa
un'epoca per Montichiari. Un capitolo storico, ricco di impegno civile, politico ed
educativo, iniziato con i primi decenni del '900 quando il padre, maestro Amedeo Pedini,
si trasferì qui da Gardone Valtrompia. Amedeo insegnò per 44 anni a Montichiari e morì
proprio il 12 luglio di 41 anni fa. A lui è dedicata una Fondazione che aiuta i giovani
studenti meritevoli. Della vita del senatore Mario Pedini, nato a Montichiari nel 1918, è
già stato detto molto e lui stesso nel suo testamento, letto in Duomo, ha scritto:
«poche parole al mio funerale, ne ho già fatti sin troppi io di discorsi, pensate più
alle preghiere». Francesco Di Chiara |
Giornale
di Brescia del 13 luglio 2003 A Montichiari il commiato affettuoso di Brescia, della Bassa, del paese
natale che ha sempre avuto in cima ai suoi pensieri «Nessuna religione al mondo accompagna il fratello allaldilà con la solennità affettuosa della preghiera cristiana. Lasciate quindi spazio alla preghiera della Chiesa pro defunti. Funerali semplici ma densi di preghiera». Mons. Francesco Bertoni, parroco di Montichiari, legge, in un Duomo gremito, le indicazioni vergate dal sen. Mario Pedini sul modo di celebrare il suo funerale. È il commiato di Bres cia, della Bassa, di Montichiari. Linvito è accolto, condiviso, interpretato. Il saluto della politica nazionale è avvenuto a Roma, giovedì mattina, officiato dal cardinal Giovanni Battista Re che, raccontano gli on. Conti e Fontana, ha pronunciato parole di grande stima ed affetto per il sen. Pedini. Cerano ex presidenti del Consiglio come Emilio Colombo e già ministri quali Giuseppe Zamberletti, ambasciatori, delegazioni di Camera e Senato. Leco di quel grazie nazionale è in due corone di fiori ai lati dellaltare: una del Presidente della Repubblica, laltra dellAssociazione ex parlamentari della Repubblica. Il corteo funebre, preceduto dalla banda, omaggio alla sua passione per la musica, parte dalla casa di famiglia, a due passi dal Duomo. Una casa che respira umanità vissuta nei decenni. Il feretro è collocato tra le cose della sua vita quotidiana. Nellultimo viaggio lo scortano una decina di labari di diverse associazioni. Sulla strada e nella piazza del Duomo la gente del suo paese. La chiesa è piena di persone in attesa. Presiede mons. Vigilio Mario Olmi, vescovo ausiliare emerito di Brescia, affiancato da mons. Gennaro Franceschetti, bresciano arcivescovo di Fermo, da mons. Angelo Chiarini, già rettore del Seminario, e da mons. Francesco Bertoni. Concelebrano una decina di sacerdoti in rappresentanza di parrocchie e realtà diocesane. È sempre azzardato fare lelenco delle autorità presenti. Azzardiamo. Nei primi banchi scorgiamo il prefetto Annamaria Cancellieri, il presidente della Provincia Alberto Cavalli, il comandante dei Carabinieri col. Carmine Adinolfi, il sindaco di Montichiari Gianantonio Rosa, lassessore regionale Mario Scotti e la collega Margherita Peroni. Presenti assessori provinciali, sindaci e amministratori comunali. Ci sono lon. Riccardo Conti e numerosi parlamentari che hanno condiviso lesperienza nazionale con Pedini: da Mino Martinazzoli a Fabiano De Zan, da Elio Fontana ad Andrea Bonetti, da Bruno e Franco Ferrari a Mauro Savino... Lomaggio del mondo della scuola passa anche per i volti del rettore della Università Statale prof. Preti e del dirigente scolastico provinciale prof. Colosio. Non manca il grazie dei «salvati» del Biafra. «Se per ricordarmi volete farmi cosa gradita, aiutate i giovani a studiare e a formarsi (ricordate i volontari della Legge Pedini... che fu mia e solo mia). Se volete ricordarmi nellintimo, ascoltate la Appassionata di Beethoven o il movimento lento della sua settima sinfonia. Credo alla Santa Messa, comunione dei vivi e dei defunti» continua a leggere il parroco da uno scritto che il sen. Pedini vergò il 20 ottobre del 1987. Cera un post scriptum: «Non amo discorsi: ne ho fatti troppi io e quelli migliori sono state le lezioni giovanili ai miei alunni che ricordo tutti con affetto. Vorrei che il celebrante leggesse il passaggio dei Filippesi 2 di S. Paolo: "Non fate nulla per invidia o per vanto, anzi, con grande umiltà, stimate gli altri migliori di voi. Badate agli interessi degli altri e non soltanto ai vostri". Così ho cercato di essere... almeno nelle intenzioni!». Lunga, articolata, lomelia di mons. Olmi, che fu parroco di Montichiari dal 1970 al 1983, quindi portatore di una conoscenza personale del sen. Pedini. Cuore della riflessione la centralità della famiglia e della comunità cristiana come trasmettitrice di valori che esaltano le attitudini personali: più si cresce nella fede in Dio più si cresce nella fede nelluomo. A Pedini viene riconosciuta la scelta fondamentale, maturata nella tradizione familiare, poi nellattività di insegnante e conservata negli accresciuti livelli di responssabilità politica, di educare, crescere nella responsabilità i giovani. Per dirla con mons. Bertoni «limpegno laico, purificato da ogni clericalismo o integralismo, che ha sempre qualificato il servizio politico del nostro fratello, possa essere modello che caratterizza sempre limpegno dei cristiani nella vita sociale e politica». Adalberto MiglioratiCon i giovani, gli ammalati, i soli Se lo sguardo corre oltre le prime file, scorge i volti, e gli abbigliamenti, del popolo bresciano, soprattutto della Bassa. Venuto perché «glielo dobbiamo per il molto che ha fatto per noi» raccontano quelli che individuano il cronista. Un sentimento di riconoscenza che ho respirato fin da ragazzino quando - mio padre era segretario comunale - sentivo più volte parlare di Mario Pedini come delluomo politico che poteva aiutare per la Scuola Materna, le Elementari, le fognature o le strade. Il sindaco Rosa, che fu suo allievo, ribadisce la costante attenzione per i giovani e la scuola, come lamore e linteresse per Montichiari. Il suo rendersi disponibile fino allultimo per aiutare e, se richiesto, consigliare, parla di un antico, profondo rapporto con la propria terra. Un sacerdote salesiano esprime il grazie delle migliaia di giovani che hanno potuto fruire della Legge Pedini per svolgere il servizio di volontariato internazionale come esperienza sostitutiva del servizio militare. Una ragazza manifesta la gratitudine per aver incontrato un uomo che sapeva fare le domande giuste così da trasformarsi dal maestro cercato in un amico che aiutava a camminare dentro i sentieri della vita. La testimonianza più commossa è delling. Enrico Silvioli, amico fin dallinfanzia. Ricorda la volontà del «carissimo Mario» di evitare commemorazioni e dichiara il desiderio di rispettarla citando solo i titoli dei capitoli di una vita intensa. Aggiunge: «Ma in questo silenzio che tu hai chiesto, debbo almeno farmi io porta parola di quelle persone sole cui tu facevi quotidianamente un giro generoso di telefonate, perché sapessero che, pur nella loro solitudine, avevano accanto un amico fedele, dal pensiero sempre sollecito e tanto affettuoso. Così come intendo anche presentare la mia voce per esprimerti il grazie commosso dei tanti ammalati che assiduamente visitavi. Altro mio dovere ritengo sia quello di far qui risuonare, in questo nostro grande Duomo, il grido di amore e di gratitudine di tutti i tuoi "risorti" del Biafra. Sono diventati anchessi tuoi figli, attenti, e ora tanto accorati nellora del commiato». Fatto un cenno allattività pubblicistica dello scomparso, ling. Silvioli rammenta: «Noi ti vediamo ora nella brescianità che conta, accanto ai Montini, Bulloni, Boni, Suor Giovanna e, più in là, nelle tue consuetudini con Moro e con gli altri tanti italiani e africani, che potrei pure nominare, ma troppo mi dilungherei». Citati gli affetti familiari del sen Pedini, ling. Silvioli testimonia: «Sempre ammirato per la tua vasta apertura culturale, la nitida visione delle complesse realtà emergenti, la sincerità degli affetti, mentre giorno dopo giorno continuavi a svolgere metodicamente il tuo intenso lavoro, incurante del trascorrere degli anni e delle remore delletà: sentivi di essere più un seminatore che un raccoglitore, preferivi sempre essere un sapiente e sensibile direttore dorchestra piuttosto che un apprezzato solista. Hai trasmesso ampiamente ai giovani il fascino dellelevata cultura e la sete di nuove conoscenze». (a. mi.) |