IL PIANO CAVE E MONTICHIARI (2002)

 

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BRESCIAOGGI del 27 ottobre 2002

L’Associazione comuni bresciani si mobilita in occasione dell’esame in Consiglio provinciale
Piano cave, il giorno dello scontro
Il fronte della protesta: «Inascoltate le nostre osservazioni»
di William Geroldi


Comuni arrabbiati, Comuni pronti «a vendere cara» la pelle per contrastare il Piano cave che il Consiglio provinciale adotterà quest’oggi per poi trasferirlo alla Regione, cui compete l’approvazione definitiva.
A contestare l’escavazione prevista (in totale 68milioni di metri cubi spalmati su dieci anni, al 2011, e in 53 zone, i cosidetti ambiti) sono in particolare i paesi a sud-est. Montirone, Poncarale, Ghedi, Borgosatollo, Castenedolo, Calcinato, Travagliato, ma anche il capoluogo Brescia, sono la punta dell’iceberg di un malumore diffuso. Per il metodo e per la sostanza, lamentano all’Associazione comuni bresciani rappresentata da Guido Bussi che proprio quest’oggi ha chiesto un incontro ai capigruppo consigliari per poi illustrare nel corso di una conferenza stampa le ragioni del malcontento.  Il metodo, innanzitutto. I Comuni accusano di non essere stati interpellati dalla Provincia dopo aver fatto pervenire agli uffici le osservazioni sul Piano. «Vero che la legge non lo impone - fa notare Alessandro Dalla Bona, assessore a Castenedolo - ma sarebbe stato opportuno farlo; un modo per coinvolgerci e invece niente. Si va in Consilgio provinciale e noi non sappiamo nulla».
Rincara la dose il sindaco di Ghedi Osvaldo Scalvenzi: «Siamo all’oscuro di tutto; le osservazioni le abbiamo sviluppate ma non conosciamo il loro esito. Il nostro Comune ha lamentato le difficoltà create alla viabilità con le nuove escavazioni. Noi non diciamo no agli insediamenti, ma ci sarebbe piaciuto avere maggior voce in capitolo. La Provincia - affonda Scalvenzi - ha sbagliato strategia ascoltando solo le ragioni delle imprese, e non quelle dei Comuni e dei cittadini che essi rappresentano. Non ci resterà che ricorrere al Tar quando la Regione l’avrà approvato».  Anche Castenedolo non nasconde i timori per le decisioni che la Provincia si accinge a prendere: «Sappiamo che si vuole autorizzare l’escavazione fino a 42 metri di profondità. È un errore pericoloso perchè rischia di danneggiare le falde acquifere. L’Asm al riguardo ha presentato un’osservazione sostenendo proprio questo: che una proofondità del genere rischierebbe di compromettere le falde degli acquedotti. Ed è un problema che andrebbe da Rezzato a Castenedolo, Borgosatollo e altri, alimentati dalla stessa falda. Per non parlare dei problemi di Poncarale - aggiunge Dalla Bona - con l’escavazione autorizzata a ridosso delle abitazioni».   I Comuni non si sono limitati a contestare, hanno poi avanzato proposte. Un esempio: Montirone, Borgosatollo, Poncarale e San Zeno avevano suggerito di destinare alle cave i terreni a ridosso del futuro casello autostradale di San Zeno, destinati a un futuro marginale. Ma la Provincia ha declinato l’invito. Qualche timore viene espresso anche per le dimensioni di alcune escavazioni, come quella dell’ambito 36 di Montirone con 1 milione e mezzo di metri cubi, su un’area immensa, di circa 700mila metri quadri, con una potenzialità di ben 15 milioni di metri cubi.   C’è poi Cazzago che giudica positiva l’ipotesi del taglio della cava in condominio con Rovato per la parte che sta sul suo territorio. Ma conserva le perplessità per la parte oltreconfine: «Non è che l’escavazione limitata a Rovato - spiega il sindaco Giuseppe Foresti - risolva i nostri problemi. Dobbiamo già intervenire per sanare interventi pregressi, la viabilità non è delle migliori e l’individuazione a cava di quell’area contrasta con gli strumenti urbanistici. Nel nostro programma elettorale è espressa una opposzione totale all’apertura di nuove cave».    Arrivano intanto le prime prese di posizione delle forze politiche sul piano. Sono i Ds, con un documento a firma di Claudio Bragaglio, consigliere regionale e Leone Orizio, responsabile area Ambiente, a condividire le critiche espresse dai Comuni imputando alla Provincia una «pervicace volontà nel mantenere un’eccedenza nei quantitativi estraibili, la scarsità delle analisi territoriali e sulle mutate condizioni del territorio in seguito alle trasformazioni avvenute nel decennio, fanno del piano provinciale cave una mera questione settoriale e non già una programmazione in armonia con altri livelli di pianificazione di livello provinciale e comunale».

BRESCIAOGGI del 28 ottobre 2002

Nel giorno dell’approvazione del documento di programmazione provinciale, i sindaci si ribellano

Piano cave, avanti fra le proteste

«Faremo ricorso al Tar e se necessario anche alla piazza»

di Nello Scarpa

Fra un gruppo di comuni e la Provincia si sta «scavando» un solco profondo 68 milioni di metri cubi. L’equivalente dei prelievi di sabbia e ghiaia previsti per i prossimi dieci anni dal Piano cave provinciale approvato ieri in Broletto. Una programmazione che rischia di creare un conflitto istituzionale.
Al centro delle polemiche sollevate da alcuni sindaci non c’è tanto la quantità di prelievi autorizzata dalla Provincia, quanto la dislocazione dei bacini di escavazione. Le amministrazioni sono critiche anche nei confronti del metodo utilizzato per «disegnare» la mappa delle cave. A rinfocolare la protesta capeggiata da Guido Bussi responsabile bresciano dell’Associazione nazionale comuni, la decisione dei capigruppo di maggioranza del Broletto di disertare ieri mattina l’incontro con una delegazione di «primi cittadini». Appello accolto invece dalle minoranze che hanno ottenuto la sospensione del consiglio per avere il tempo di ascoltare le rivendicazioni dei sindaci. «Non è una questione politica ma di rapporti istituzionali - precisa Bussi -. Non chiedevamo di ridurre i prelievi ma di suggerire le zone più idonee ad ospitare le cave. La Provincia ha invece privilegiato le aree di proprietà degli scavatori. Praticamente respinte in blocco le osservazioni presentate da 38 Amministrazioni locali, le ripetute ed ufficiali richieste di un confronto, che pure avrebbe avuto mero valore consuntivo, sono state addirittura ignorate».   Recriminazioni di forma insomma ma anche di sostanza da parte di una fronda trasversale agli schieramenti politici. Nella delegazione salita in Broletto figuravano amministratori di centro sinistra come Andrea Cottinelli sindaco di Rovato ma anche Roberto Caccaro alla guida della giunta di Bedizzole che non ha certo radici nell’Ulivo. «Se la Regione accetterà il piano - avverte Bussi - i comuni avranno le mani legate: nel caso di opposizione del comune è prevista la stipula d’ufficio della convenzione fra Provincia e scavatori».
Se gli amministratori di Poncarale sono insorti per una cava prevista a ridosso delle abitazioni, Castenedolo (ieri rappresentato dall’assessore Alessandro Dalla Bona) è preoccupato dalle escavazioni a 42 metri di profondità che anche secondo l’Asm potrebbero danneggiare le falde idriche.
Il sindaco Osvaldo Scavenzi osserva che «nel caso di Ghedi, il piano non solo disattende i criteri di viabilità e sicurezza ma potrebbe ostacolare il progetto d’area Regionale per lo scalo aereo D’Annunzio, destinato fra l’altro a finanziare opere infrastrutturali. Fra Montichiari, Castenedolo e Ghedi sono previste 20 milioni di mc di scavi».   Anche Rezzato inserito in un ambito estrattivo di circa 11 milioni di mc di materiale. «Il trasporto del materiale estratto - afferma il primo cittadino Augusto Berardi citando il documento di programmazione -, dovrebbe avvenire in linea di massima sulla tangenziale ma le attività di prelievo avranno ricadute pesanti sul traffico e la qualità dell’aria in una zona già problematica. La Regione sta coinvolgendo i comuni dell’hinterland in progetti antinquinamento che stridono con il contenuto del Piano cave».
Il sindaco Guido Bussi cita il caso del suo paese. «Montirone si estende su 10 km quadri dove sono collocati 600 mila metri quadri di cave destinate a diventare 750 mila. Quasi un quinto del territorio sarà interessato da una potenziale attività estrattiva di 15 milioni di mc che proseguirà per almeno 50 anni con tutti i problemi correlati ad una cava posta lungo l’unica strada di accesso al paese».    Laconico il sindaco di Chiari Mino Facchetti «Alcuni anni fa il comune ha vinto un ricorso davanti al Consiglio di stato per l’apertura di una cava di prestito, ovvero aperta per un’opera pubblica, in località Fenil Grande destinata ad estrarre 320 mila cubi - spiega-. Oggi ci ritroviamo nel piano la medesima cava di complessivi 600 mila mc per fini commerciali. La Provincia sta insomma ignorando un pronunciamento del massimo tribunale amministrativo». L’assessore all’Ecologia di Brescia Ettore Brunelli promette battaglia in ogni sede. A partire dalla Regione «chiamata a pronunciare l’ultima parola sul piano». «Ci rivolgeremo anche al Tar - aggiunge Bussi-. Di sicuro otterremo qualcosa in più del nulla che ci ha concesso la Provincia».Secondo i sindaci c’è inoltre il pericolo che alcune escavazione partano alla scadenza delle proroghe di concessione fissate per il 31 dicembre, prima cioè che il piano diventi legge.

 

IL NOSTRO COMMENTO

IL COMUNE DI MONTICHIARI E' FORTEMENTE INTERESSATO AL PIANO CAVE DELLA PROVINCIA DI BRESCIA : GLI OLTRE 10 MILIONI DI METRI CUBI SCAVABILI PER I PROSSIMI 10 ANNI SIGNIFICANO UN BUCO DI 1 KM X 1 KM (1 MILIONE DI METRI QUADRI) PROFONDO 10 METRI ... UNA VORAGINE CHE ANDREBBE AD AGGIUNGERSI A QUANTO SIN QUI SCAVATO.  CHE PROGRAMMI DI RECUPERO CI SONO ? CHE PRESCRIZIONI ? C'E' LA POSSIBILITA' DI NUOVE DISCARICHE UNA VOLTA ESAURITI I BUCHI DI GHIAIA ? COSA INCASSERA' IL COMUNE ? COSA HA CONTRODEDOTTO L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE AL RIGUARDO ?  E' POSSIBILE SAPERLO ?  QUALCHE CONSIGLIERE COMUNALE PUO' CONTRIBUIRE NELL'INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONE ? CITTADINI-PER-L'ATTENZIONE ATTENDONO RISPOSTE !!!!